Può bastare

Può bastare

Il rumore di un treno che corre veloce.
Poi quello di una macchina solitaria con le casse che pompano suoni sintetici deformati dall’effetto Doppler. Non c’è traffico stanotte. Negli anni passati imboccavo il sentiero del sonno attraverso i suoi echi che si protraevano fino al mattino. Una trama sonora tessuta sull’asfalto dalle gomme e dai motori pochi metri fuori dalla mia finestra. Quasi una nenia zen, un gioco in cui poter alleggerire il carico di alcuni pensieri distribuendoli negli abitacoli delle vetture in transito. Vorrei averle oggi quelle preoccupazioni. Riaccendo la luce. Per terra c’è il libro che avevo chiuso un giro di lancette fa. Forse in maniera un po’ troppo affrettata. Una chiamata sbagliata per il traghetto dei sogni che partiva in silenzio da un altro molo. Sono rimasto a terra, abbindolato da un falso allarme. Penso a quanti ne ho sentiti quest’anno. E a quanti di essi abbia obbedito. La valigia è al centro della stanza. Tra il mio letto e quello che una volta occupava mio fratello. Forse da quando sono arrivato non si è mai mossa da lì.
In fondo sono state vacanze serene. Può bastare. Posso provarci.

I commenti sono chiusi.