Hai ragione

Hai ragione

Camminiamo tutti su macerie. Sono i pezzi caduti da chi ci ha preceduto. E anche noi saremo macerie. Strati su cui altri troveranno una solida base. Saremo fatti a pezzi e calpestati. Costruiranno nuove case. Bene che vada avremo una mattonella con un nome sul pavimento, nel ripostiglio delle scope.

Alles nur künftige Ruinen
Material für die nächste Schicht

L’odore di alcool digerito è persistente. Galleggia nel freddo e permea le narici. Il dolore le secca la pelle, scavando rughe profonde. Rami morti su una fronte bianca. Piange e cerca di parlare con qualcuno ma nessuno risponde al telefono. È una donna molto bella. Una punta di luce brilla sul suo naso perfetto. Nella sua espressione, nei suoi gesti c’è spazio solo per un’ incredula amarezza. Rimette il telefono in tasca, poi lo riprende e riprova. Ripete questa scena come se fosse in un sogno. Fuori cade una neve veloce. Ed è tutto buio. Qualcuno risponde. Lei mette una mano in fronte come per ripararsi dal sole. La muove nervosamente da un lato all’altro. Parlano poco. E di nuovo mette il cellulare in tasca per poi estrarlo, ricomporre un numero, aspettare, ricominciare. Finché qualcuno cede e prende la telefonata.

Smozzica parole. Non sa cosa dire, vuole solo che la persona dall’altra parte non riagganci. Pronuncia preposizioni orfane di legami, sospese tra discorsi che non hanno luogo. Dice Hai ragione, e qualche altro monosillabo. Segnali di una arresa sottomissione, più simili ai lamenti di un malato che ad una forma di interazione.
Avrei voluto dirle qualcosa. Ma si alza. Di fretta. Le sento dire Quindi sono contenta. E poi la vedo sotto la pensilina, nell’oscurità di strade senza sole e senza luci, con occhi che intuisco ancora umidi e la borsa lucida appesa al braccio sinistro.

 

Was ist die Befindlichkeit des Landes?

I commenti sono chiusi.